Film horror? Ne avrò visti a centinaia e, fatta eccezione per qualche pellicola, non mi hanno terrorizzata così come mi aspettavo avrebbero fatto. Non è semplice realizzare un film horror, sono tanti i fattori che ne determinano la buona riuscita: gli effetti sonori, l’illuminazione, la creazione della giusta atmosfera e della suspense, i truccatori, la performance degli attori importante quanto la bravura del regista e ancora, la presenza della CGI (Computer-Generated Imagery, utile nella resa degli effetti speciali digitali) che, nonostante il successo riscontrato negli ultimi anni, viene poco sfruttata nel genere horror rispetto all’utilizzo che se ne fa nei film fantasy o di fantascienza.
Qualche giorno fa mi aggiravo su Netflix alla ricerca di un film da guardare e, dopo una buona mezz’ora di ricerca, ho optato per Hush-il terrore del silenzio. Esistono milioni di film horror e nonostante l’angoscia che ci pervade durante la visione, non tutti riescono ad atterrirci; questo film, però, rappresenta l’eccezione alla regola e nonostante la semplicità della trama, è stato uno tra i pochi ad avermi fatto accapponare la pelle. Non sono molte le scene con un’alta carica di tensione, ma sono necessarie a creare la giusta atmosfera. Mike Flangan (conosciuto per Oculus – Il riflesso del male, Ouija – L’origine del male) è il regista di questo prodotto cinematografico che per la sua realizzazione ha richiesto un budget di 1 milione di dollari.
La trama è lineare: Maddie è una scrittrice che vive da sola nei boschi, vicina solo all’abitazione di una giovane coppia. All’età di tredici anni contrae una meningite batterica che le provoca una temporanea perdita dell’udito e della parola. Sfortunatamente, a causa di complicanze chirurgiche, questa condizione diviene permanente; la donna sembra una facile preda, perfetta protagonista di un thriller/horror. Un pomeriggio la vicina Sarah le fa visita, le mostra i suoi progressi nello studio della lingua dei segni e discutono dell’ultimo libro pubblicato dalla scrittrice. Tuttavia la quiete dura poco: Sarah torna nella sua abitazione e dopo poco viene aggredita da un uomo armato di balestra, il cui volto è nascosto da una maschera bianca molto inquietante. Viene pugnalata a morte mentre chiede agonizzante aiuto all’amica, ignara di tutto a causa della condizione che le impedisce di avvertire il pericolo. L’assassino, accorgendosi della sordità di Maddie, decide di farne la sua prossima preda. Non vi dirò altro, ovviamente, riguardo la trama né vi svelerò se Maddie riuscirà a salvarsi perché questo film merita di essere guardato senza conoscerne il finale.
La home invasion è un topos nel genere thriller/horror, basti pensare a The strangers (Bryan Bertino), Chiamata da uno sconosciuto (Simon West) o ancora Panic Room (David Fincher) e, diciamolo chiaramente, al pensiero che la nostra piccola realtà venga violata, le nostre gambe tremano.