Analizzando il background di un popolo occorrerebbe soffermarsi su un criterio particolare, forse considerato tra i più inconsueti: il modo e il luogo in cui venivano sepolti gli uomini e le donne passati “a miglior vita”. Il concetto di morte è da sempre legato a quello di terra. A distanza di millenni potrebbero sbalordire le modalità in cui i vari popoli “modellavano il sottosuolo” al fine di renderlo una dimora accogliente per il caro estinto.
Nell’Antico Egitto, dove si credeva in una vita ultraterrena migliore di quella sulla Terra, un complesso sepolcrale affascinante ed enigmatico è la tomba del faraone Amenofi II, esponente della XVIII dinastia, che si trova nella Valle dei Re. A livello architettonico, una parte davvero importante è costituita dal pozzo che, oltre alla funzione di drenaggio delle acque che, in abbondanza, cadono nella stagione delle piogge torrenziali, riveste soprattutto un forte ruolo simbolico dato che sacerdoti e architetti credevano che, proprio in questo luogo, l’anima del faraone (KA) si sarebbe trasformata in Osiride.
Micene, nel Peloponneso, e l’Etruria; due luoghi, due popoli geograficamente distanti ma che presentano una caratteristica comune: la presenza delle monumentali tombe a Tholos. La struttura di queste tombe è costituita da una pseudo-cupola ogivale, avveniristica per l’epoca, ricoperta da una quantità di terra tale da renderle simili a vere e proprie colline che “sbucano” dalle pianure in cui si trovano. Uno tra i più celebri più celebri esempi di tomba micenea è il cosiddetto Tesoro di Atreo, padre dei ben più celebri Menelao e Agamennone. Questa tomba è contraddistinta dal lungo corridoio di accesso alla sala ipogea che sembra quasi lanciare il visitatore nelle viscere della montagna.
Anche in Italia sono presenti tombe affini a quelle micenee come quella “della Montagnola”, nei pressi di Firenze. Questa tomba presenta una particolare tipologia di Pseudocupola che, a differenza di quella Micenea autoportante (cioè che si auto-reggeva senza l’ausilio di particolari espedienti strutturali), era sostenuta da un poderoso pilastro portante decorato, capace di garantire alla struttura un ulteriore fattore di resistenza.
Tutt’altro discorso è quello da affrontare parlando di catacombe. L’etimo della parola, di derivazione greca, conduce all’espressione κατά κυμβής (katà kumbés), letteralmente “Presso una grotta”. Il periodo in cui si conobbe il massimo sviluppo delle catacombe è stato quello immediatamente successivo all’evangelizzazione cristiana, iniziata nel I sec. d.C., a opera di Pietro e Paolo, venerati come Santi dalla Chiesa Cattolica. Le catacombe sono espressione di un tempo in cui professare il proprio credo in pubblico era fonte dapprima di discriminazione e in seguito, specie durante le tante persecuzioni, si rivelava causa di una vera e propria condanna a morte.
È durante questi tempi difficili che si sviluppa l’arte Paleocristiana. Specialmente a Roma, sono numerose le catacombe sopravvissute fino ad oggi come quelle di San Callisto. All’interno di queste catacombe è presente un ambiente noto come “Cripta dei Papi” in cui, come ci suggerisce il nome, sono stati sepolti numerosi Pontefici della Chiesa delle origini.