Libri

L’arte di arrivare al cuore

”Non esiste nulla di più triste di uno scrittore che non abbia più qualcosa da raccontare”

Un appuntamento di questa XI edizione della rassegna letteraria “Taobuk” che abbiamo seguito con molto interesse è stato l’incontro dal titolo “Le metamorfosi della scrittura”.

Nel corso della conferenza, moderata da Antonio Prudenzano, responsabile editoriale de IlLibraio.it, si sono susseguiti gli interventi di Stefania Auci, scrittrice siciliana, Barbara Sardella, addetta alla comunicazione della catena di librerie Ubik e Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del GeMS, una delle più importanti realtà editoriali presenti nel nostro panorama nazionale.

Focus dell’intera discussione è stato il processo di metamorfosi, che si cela dietro una apparentemente insignificante pila di fogli, manoscritti o battuti al PC. Ogni libro di successo, infatti, è stato prima una risma di carta; “Una zucca che, come nella fiaba di Cenerentola, è stata trasformata in una splendida carrozza” ha detto Mauri.

Protagonista del briefing è stata certamente Stefania Auci che, stuzzicata dalle domande schiette del moderatore, ha parlato dell’arduo percorso che, da aspirante qual era, l’ha portata a essere un’affermata scrittrice di successo. Tre, secondo la Auci, sono le qualità che ogni scrittore deve necessariamente saper dimostrare: pazienza, autodisciplina e coraggio. Un errore in cui cadono tantissimi aspiranti è quello di identificare totalmente i loro romanzi con se stessi, quasi personificandoli, considerando il primo “NO” l’epilogo del proprio “sogno letterario”. Bisogna essere tenaci e troncare sul nascere le prime avvisaglie di orgoglio: come tutti, anche uno scrittore sbaglia. Perciò serve che sia pronto a subire gli inevitabili rimproveri di amici o editori e sia disposto a rimaneggiare, senza rimpianti, la propria creazione.

L’affezione al proprio testo è il peggior nemico di uno scrittore.

Il lavoro da scrittrice assorbe davvero molto tempo, richiede molto impegno e Stefania Auci, ha lottato per conciliare “le sue vite” da scrittrice e da docente. Utilizzando un’efficace metafora, la Auci ha paragonato la creatività di uno scrittore alla lava di un vulcano e a una vera e propria “Valle del Bove” la carta (o il file digitale) dove questa creatività si riversa. Ha, inoltre, citato lo scrittore Manuel Vilas che, in un precedente incontro di questo articolatissimo “Taobuk” ha dichiarato che “Non esiste nulla di più triste di uno scrittore che non abbia più qualcosa da raccontare”.

Il Taobuk è un’occasione importante per questi scrittori che, a differenza della concezione quasi divina del loro ruolo che si aveva nei tempi antichi, sono esseri umani e, in quanto tali devono fare i conti con notti insonni, interminabili telefonate con i propri editori e, talvolta, anche con la carenza di idee; il blocco dello scrittore.

La vita vera dello scrittore non sta soltanto nelle conferenze e nelle “passerelle promozionali” ma sta soprattutto nello “Sbattere -letteralmente- la testa contro il computer”.

Una figura importantissima all’interno di quello che può definirsi “Ecosistema letterario” è quella del libraio. Il libraio deve essere, a parere della Sardella, prima che un commerciante, un vero e proprio terapista. Deve conoscere i suoi pazienti e deve sapere a memoria i bugiardini dei farmaci che si accinge a somministrare. Lo scrittore deve sentirsi, nella sua libreria di fiducia, quasi come se si trovasse a casa.

Se il 2020 è stato un anno terribile per il mondo intero in moltissimi settori, non lo è stato per quello dell’editoria. Secondo la Auci, specie nel corso della grande chiusura della primavera 2020, gli scrittori hanno avuto modo di focalizzare la loro produzione sulla qualità prima che sulla quantità di ciò che scrivevano. Questa qualità è senz’altro dovuta, oltre che all’estro e alla perizia dello scrittore, alla preziosissima collaborazione con gli amici/parenti più intimi: quelli senza “peli sulla lingua” i cui commenti rischierebbero di lasciare con l’amaro in bocca. In questa fase di confronto, secondo la scrittrice trapanese, la “porta” dello scrittore è socchiusa. Diventerà poi “chiusa” durante la fase di scrittura: lì l’autore diventa asceta, lì si rinchiude per dar vita a storie che liberano.

Rosario Patti

Sono Rosario e faccio tante cose. Adoro sognare, l'ironia, i libri, i pranzi di Natale ed essere autentico a 360°. Mi piace chiacchierare di Arte, di mete da esplorare e di musica. Amo la poesia e il dialogo con le persone che mi circondano.

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3 Commenti

  1. Complimenti ragazzo ? Ti destreggi nell’uso delle parole e dei concetti al pari di un giornalista esperto. Bravo! Avanti tutta ?

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