Uno degli ultimissimi incontri dell’XI edizione di Taobuk è stato quello con la scrittrice romana Laura Imai Messina, trapiantata in Giappone dove insegna Italiano in alcune delle più importanti Università del paese. L’incontro, moderato dallo scrittore e giornalista Francesco Musolino, è stato incentrato sulla presentazione del suo ultimo romanzo, “Le vite nascoste dei colori”, edito da Einaudi.
Protagonisti di questo romanzo sono due personaggi apparentemente opposti; da un lato Mio, ragazza di Tokyo, nata con il dono del tetracromatismo che le permette di distinguere moltissime tonalità di colori in più rispetto agli “uomini comuni”, dall’altro il giovane Aoi, che eredita del padre un’attività di onoranze funebri e che ha una visione del colore chiaramente differente da quella della protagonista femminile.
In Giappone la vita ruota intorno a due momenti centrali: l’Unione, simboleggiata dal matrimonio, e la Disgregazione, rappresentata dal momento dell’addio.
Un libro, questo della Imai Messina, che si concentra molto sui temi dell’assenza e della morte ma anche sull’intima relazione che intercorre tra colori e emozioni. L’autrice si serve di quella che il moderatore Musolino ha definito come una scrittura empatica ed elegante, una scrittura che dilata moltissimo il tempo della narrazione enfatizzando il particolare; nel genoma giapponese, infatti, è presente la naturale tendenza a non lasciarsi travolgere eccessivamente dai dettagli.
La scrittrice si serve quasi sempre di un originale espediente narrativo che ha affettuosamente definito come “Intermezzo”, presente alla fine di quasi tutti i capitoli del romanzo. È nel corso dell’intermezzo che, dal filone centrale dell’opera, si effettua una leggera deviazione con l’obiettivo di approfondire meglio un dettaglio o una situazione, che il più delle volte potrebbe sembrare insignificante. Un particolare presentato nel capitolo precedente.
Un incontro che ha presentato la visione nipponica di un momento, la morte, che è quasi sempre interpretata secondo un’ottica drastica e distruttiva da noi occidentali. Nel paese del Sol levante la morte è un passaggio, come il germoglio di un seme connaturato all’uomo. La vita non è altro che una preparazione per andarle incontro con uno spirito lieve, né temerario né esageratamente mesto.
Vita e morte sono momenti di una vicenda che diviene, ancora più, interessante, quando entra in gioco l’amore. Singolari, a tal proposito, le parole che il padre della protagonista pronuncia per richiamare alla lucidità la figlia innamorata di Aoi: “Solo perché hai l’antidoto, non abusare del veleno!”.
Diversi punti di vista e tanto, tanto colore. Metamorfosi di un amore sbocciato, apparentemente impossibile.