Sicilia

La Pasqua: tra cultura e tradizioni

Troccola, cuddura, picureddi made in Sicily

Le tradizioni di Pasqua in Sicilia si tramandano di generazione in generazione. Questa festività è fortemente sentita: è un momento di fede, in cui si scoprono o riscoprono antichi usi e costumi. Agli appuntamenti religiosi si associano quelli di condivisione in famiglia.

Un tempo, i preparativi iniziavano già dal sabato antecedente la domenica delle palme. Si andava in campagna a raccogliere le palme, l’alloro e il rosmarino che servivano per adornare le piazze, l’altare maggiore e minore delle Chiese.

La domenica delle palme si andava in processione per tutta la piazza. Non venivano suonate le campane ma la “troccola”, uno strumento di legno che veniva scosso da un abitante del paese che formava la fila per andare in Chiesa, dietro di lui il prete con un ramo di palma e di seguito tutta la gente. Il prete faceva la benedizione delle palme e si proseguiva con la funzione religiosa.

Il giovedì santo si preparava il Sepolcro e l’urna era posta sull’altare maggiore. Intorno all’altare c’erano i vasetti con il frumento (seminato precedentemente da ogni fedele) e tutti i lumini che si accendevano all’ora stabilita. Alle 17 del pomeriggio suonavano le campane che, poi, venivano legate perché si entrava in lutto, si doveva fare silenzio per la morte del Signore. Suonava solo la “troccola”. Il prete iniziava la funzione verso le ore 18 e si metteva ai piedi dell’altare un grande Crocifisso. Conclusa la Messa, tutti inginocchiati entravano in Chiesa strisciando a terra fino ad arrivare al Crocifisso e lo adoravano. La Chiesa rimaneva aperta tutta la notte in modo che la gente potesse partecipare ad un momento di preghiera davanti al Sepolcro.

Il venerdì santo alle 4 di mattina la “troccola” risuonava per il paese per annunciare che stava per iniziare la Messa. Al terzo giro il prete iniziava la funzione religiosa. Finita la Messa, tutti si preparavano per la processione dell’Addolorata. La Chiesa rimaneva sempre aperta e durante la notte le persone andavano ad adorare il Signore.

Il sabato santo alle 22 di sera risuonava ancora una volta la “troccola” in giro per paese. Iniziava la messa, si usciva fuori dalla Chiesa e si accendeva il fuoco con i rami di vite, in siciliano i “maglioli”. Il prete con un rito particolare accendeva il cero Pasquale. Finita questa funzione fuori, si entrava nella Chiesa totalmente al buio. Il sacerdote cantava mentre le luci si accendevano gradualmente. Con il canto del Gloria, suonavano le campane per indicare che Gesù era risorto.

La domenica di Pasqua la messa iniziava alle 10.30. Già tutto intorno si sentiva aria di festa: il suono delle campane, un sorriso nuovo sul volto della gente.

Il lunedì dell’Angelo (pasquetta) si andava in campagna con la propria famiglia e si stava tutti insieme per trascorrere delle ore spensierate all’insegna dell’allegria e della gioia.

Alcune di queste tradizioni religiose si tramandano ancora oggi, anche se con il passare degli anni molte di queste si sono perse.

Rimanendo in tema di tradizioni pasquali “made in Sicily”, non si può non pensare alla tavola. Dalle prelibatezze salate come l’agnello o il capretto al forno o “arrustutu” a quelle dolci che contengono l’uovo, simbolo di resurrezione e di speranza.

La “cuddura cull’ova” non può mancare nei menù di Pasqua. Si tratta di un grosso dolce di forma circolare, con incorporato un numero variabile, ma sempre dispari, di uova con il guscio. La “cuddura” non è solo circolare ma può essere a forma di “camapanaro” (campanile), a forma di “panarieddu” (cestino) per augurare abbondanza oppure di “iadduzzu” (galletto o colomba). Un tempo, gli innamorati si scambiavano doni pasquali: la donna regalava all’uomo la cuddura con un numero dispari di uova con il guscio e l’uomo, invece, regalava alla fidanzata un agnello pasquale di diverse dimensioni. Venivano preparati, poi, anche dei biscotti colorati decorati con zuccherini per rendere unica la tavola.

Come non ricordare poi i “picureddi”? Dolci a base di pasta reale, a forma di agnello con una posa classica. L’animale è sdraiato su un fianco, sopra un prato verde disseminato di confettini multicolori, con una banderuola rossa simile a quella che nell’iconografia sacra è in mano a S. Giovanni ed è infilzata sul dorso.

La Pasqua, dunque, in Sicilia è una solennità cristiana molto sentita, non solo da un punto di vista religioso. Queste tradizioni, usanze popolari che, spesso, travalicano i secoli lo dimostrano ampiamente.

Alessandra Santoro

Ciao a tutti. Mi chiamo Alessandra, ho sedici anni, vivo a S. Teresa di Riva e frequento il liceo classico Caminiti-Trimarchi. Sono una ragazza solare ma a volte anche un po' testarda. Mi piace ascoltare la musica, ballare, visitare nuovi luoghi e stare in compagnia delle persone a cui voglio bene. Vi parlerò di musica perché ascoltandola mi rilasso e riesco ad evadere dalla quotidianità. Mi porta via come fa il mare e credo che senza la musica la vita sarebbe vuota. Vi racconterò anche della nostra Sicilia (Cu resta arrinesci) perché amo la mia terra, i suoi colori, sapori e le sue tradizioni

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