A Taobuk 2022 si continua a trattare il tema della verità con l’incontro dal titolo molto evocativo “Sui sentieri dell’anima”, tenutosi nel giardino del Palazzo dei Duchi di Santo Stefano. Claudio K. Gallone, nel suo romanzo autobiografico “Dove canta il leopardo delle nevi”, edito da Giunti, ha raccontato di una Verità che il Mondo occidentale, eclissato nella sua “Prison Dorée”, non osa nemmeno immaginare o meglio, immagina per poi raschiarne via l’idea, cacciarne il sapore amaro. Una vera e propria “Sindrome delle Termopili” che porta l’uomo a difendere in modo strenuo, come fece Leonida davanti ai Persiani, ciò che gli assicura benessere e prosperità.
Gallone servendosi della sua macchina fotografica, un’arma apparentemente innocua, ha carpito immagini che permettono di entrare in comunione con queste verità che l’Occidente si ostina a non voler conoscere. A parere di Giuseppe Lazzaro Danzuso, moderatore del dialogo, le fotografie sono effimere; resta, invece, vivido e impresso il ricordo delle parole con cui l’autore parla di esperienze di vita vissuta nel corso della sua assidua partecipazione a missioni umanitarie in veste di photo-reporter e volontario.
L’esperienza della tragedia, della guerra, si è dimostrata rivelativa nell’esistenza dell’Autore. La guerra non è altro che una manifestazione della parte pulsionale dell’anima umana. Sin dai tempi dell’Epos omerico l’uomo in guerra si presenta in tutta la sua, talora disarmante, umanità. La quasi totalità degli episodi più celebri del mondo classico (l’incontro tra Ettore e Andromaca, la vicenda di Eurialo e Niso) sono avvenuti in contesti bellici.
L’esistenza di Gallone, un po’ come il viaggio di Ulisse, è una continua e assidua ricerca di ciò che sta scritto sulla “Carta del Senso”. Posto che in quanto umani veniamo catapultati in questo Mondo senza un’apparente ragione giustificata, risulta lecito interrogarsi su quale sia la nostra missione in questa vita. Come una descensio ad inferos, avvalendosi anche dell’eterno insegnamento eschileo del πάθει μάθος, la propria strada non è sempre possibile trovarla compiendo un percorso semplice. Così Gallone, come ha anche affermato a margine dell’evento, si definisce uomo dai tria corda: quello da volontario, nel ruolo di reporter nelle missioni umanitarie, quello da analista-filosofo, occupazione che gli provoca gioia e, infine, quello di editore. “I libri-ha detto- hanno la sacralità dell’anima degli esseri umani”.
Non sono, certo, mancati riferimenti a persone dalla grande energia come Gino Strada o Alberto Cairo, che hanno deciso di rendere la loro vita un grande e incondizionato gesto di amore verso l’altro.
L’autobiografia dell’Autore è, quindi, un concentrato di verità con una speranza di fondo; quella che ognuno possa arrivare all’autocoscienza, all’immediata consapevolezza di se stessi. Gallone ha potuto “Restituire agli altri ciò che la vita gli ha donato”.